Medioevo - ::: La rete civica del Comune di Albenga :::

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Medioevo

La conquista della Liguria ad opera di Rotari nel 641 segna l’inizio della dominazione longobarda. Per quanto sottoposta a saccheggio, Albenga conserva le mura e le strutture principali e mantiene, anche sotto i Longobardi, un discreto benessere.

Nel 774, con la caduta del regno longobardo, la Liguria entra a far parte del regno dei Franchi. Il territorio degli Ingauni, compreso tra Finale e Sanremo, diventa un ?contado’ (comitatus), un distretto di cui Albenga è il centro principale.

Terminato il regno dei Franchi, nel X secolo subentra la Marca Arduinica, nella quale Albenga riveste sempre il  ruolo di città capoluogo di un ?contado’. Nel secolo XI diventa un marchesato retto sino al 1091 da Adelaide di Susa che apre le vie commerciali con il Piemonte e segna per la città un periodo di notevole sviluppo economico.

Nel 1098 Albenga si avvia a diventare un libero Comune e partecipa alla I Crociata con un proprio contingente di uomini e navi. Nasce in questa circostanza l’emblema della città, tuttora rappresentato nel gonfalone civico: la croce rossa in campo oro. L’indipendenza politica procura ad Albenga una crescente prosperità: si sviluppano industrie artigianali e commerci terrestri e marittimi. La città si abbellisce di edifici pubblici e privati, come le torri, tangibile testimonianza della potenza delle famiglie più ricche, e la cattedrale viene riedificata dalle fondamenta.

Nel XII secolo Albenga, per le sue attività marittime, entra in conflitto con le repubbliche marinare. Nel 1165 una flotta pisana assale Albenga e, dopo averla saccheggiata, la incendia radendola al suolo. Gli Albenganesi ricostruiscono la città e riprendono i commerci, ma entrano ora in contrasto con Genova. Questa volta si inchinano alla potenza dell’avversario e sottoscrivono una convenzione’ con la Repubblica che impone un proprio contingente di armati in Albenga, limita i commerci e la navigazione delle galere ingaune.

Nel 1238 Genova, in guerra contro Federico II, deve affrontare la rivolta di Savona e Ventimiglia. Anche Albenga, città ghibellina, si ribella e si schiera con l’imperatore Svevo. La morte di Federico II nel 1250 costringe Albenga ad arrendersi a Genova e a subire una nuova e più dura ?convenzione’: oltre al un contingente militare, deve accettare un podestà e giudici genovesi e dipendere dal senato genovese. Non paga di ciò Genova fa deviare il fiume Centa spostandone il corso da nord a sud della città verso la baia naturale onde insabbiarla e limitare la navigazione ingauna. Gli effetti di quest’ultimo provvedimento si faranno sentire col trascorrere dei secoli: la spiaggia si allontana progressivamente dalla città che finisce col perdere il contatto con il mare.

 Il 1300 si rivela un secolo di grave declino politico ed economico. Tutta la Liguria è travagliata dalle guerre tra Guelfi e Ghibellini e Albenga partecipa non solo a vari conflitti con città legate ai Guelfi, ma è sconvolta al suo interno dalle discordie tra le famiglie ghibelline e quelle di fede avversa. Le conseguenze di queste lotte intestine sono drammatiche: commerci, industrie, agricoltura vengono in parte abbandonati e gli edifici cittadini iniziano un lento degrado.

Nel 1400, la città è coinvolta nella guerrar tra Genova e i Visconti. Nel 1436 i Filippo Maria Visconti invia contro Albenga, ormai legata a Genova, il suo condottiero Niccolò Piccinino, che la cinge d’assedio. Albenga riesce a  resistere all’assedio, ma lo sforzo economico patito produce una grave crisi economica. La mancanza di pubblici interventi lascia la piana in preda alle piene del Centa che trasforma i terreni in paludi malsane e maleodoranti. La flotta ridotta a mal partito non può riprendere i commerci, navi di altre città scelgono come approdo il più tranquillo e sicuro porto della vicina Alassio.

  Il Medioevo si chiude per Albenga con una grave crisi economica che accompagnerà la città per molto tempo.